La Valle Aurina è la valle laterale più estesa dell’Alto Adige. Qui si trova il punto più a Nord d’Italia, identificato nella Vetta d’Italia, al confine con l’Austria. Un territorio compreso nel parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina, puntellato da maestosi ghiacciai, laghi, cascate e boschi di conifere, in cui la bellezza della natura si offre generosamente lungo tutto l’arco dell’anno. A cingere la regione turistica Valle Aurina, 80 montagne la cui altezza supera i 3.000 m. Ad attendere i camminatori, 850 km di sentieri, soprattutto in estate. In inverno la regina assoluta è la neve. La primavera sposta il focus dell’esperienza sul benessere, mentre l’autunno è la stagione ideale per riscoprire con lentezza gusti e tradizioni.
Proprio qui, in località San Giovanni in Valle Aurina, nella natura incontaminata sorge l’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat, hotel a 5 stelle dedicato a chi cerca una vacanza all’insegna del lusso e del benessere su misura, del relax e dell’eccellenza.

Un paradiso di natura, gusto e tradizioni a 3 mila metri di quota

valle aurina

Per gli amanti della natura la Valle Aurina è un vero paradiso verde: i 4 comuni – Valle Aurina, Campo Tures, Predoi e Selva dei Molini – sono raggiungibili percorrendo itinerari di diverse difficoltà, tra le oltre 60 malghe gestite, immersi nei paesaggi alpini segnati dagli affluenti del fiume Aurino. In preromano il suo significato era probabilmente “Acqua corrente” ed è proprio l’acqua l’elemento che caratterizza la Valle Aurina, con 10 cascate, 35 laghi e 120 sorgenti di acqua potabile.
L’altitudine, l’aria pulita, i fitti boschi e la ridotta concentrazione di pollini rendono la Valle Aurina un’Area di Aria pura certificata dove coniugare riposo e salute. Oggi è una meta ideale per dedicarsi al benessere di corpo e mente: al Centro Climatico di Predoi, ricavato all’interno di una miniera d’estrazione del rame, giungono centinaia di visitatori per sperimentarne i benefici alle vie respiratorie, contro le malattie respiratorie e le allergie.

Tra le attività outdoor, da non perdere una camminata verso le cascate di Riva tra i Sentieri del Sole, una fitta rete di percorsi sulla parte soleggiata delle Alpi dello Zillertal che permette escursioni tra foreste, cascate, chiesette, masi contadini, malghe di montagna e punti di ristoro per una pausa a base di prodotti locali.
In inverno nel comprensorio Skiworld Ahrntal le aree sciistiche Speikboden e Klausberg vantano 74 km di piste sempre innevate e un calendario ricco di attività ed eventi.
Non può mancare ai visitatori un’immersione nel gusto e nelle tradizioni locali. Con oltre 30 malghe aperte anche in inverno e squisite specialità gastronomiche, la Valle Aurina offre spazio per vivere attività slow, dalle camminate con le ciaspole sulla neve alla riscoperta degli antichi mestieri come l’artigianato del legno a cui annualmente è dedicato un Simposio, l’arte del pizzo al tombolo e l’arte casearia che dà vita a prodotti tipici tra cui il Graukäse, “formaggio grigio” presidio Slow Food.  
Un territorio contraddistinto in cui la calorosa ospitalità altoatesina si declina in accoglienti wellness-hotel, autentici agriturismo, baite tipiche ma anche, d’inverno, igloo di ghiaccio per trascorrere momenti indimenticabili ad alta quota.

Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat: esclusive esperienze di eleganza e benessere su misura

Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat

L’Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat è un hotel a 5 stelle con 50 camere situato in località San Giovanni in Valle Aurina. Gestito dalla famiglia Mairhofer e inaugurato nel 2009, figura tra i Best Alpine Wellness Hotels, gruppo di strutture alberghiere contraddistinte dalla grande passione nell’offrire una vacanza di profondo benessere.

Ad accogliere gli ospiti, un ingresso imponente con giardini in fiore e fontane zampillanti. L’architettura contemporanea, con elementi tradizionali, si integra perfettamente con la natura circostante. Armonia e stile dominano ogni ambiente di questo rifugio esclusivo: dall’elegante bar e salone con camino al lounge Cigars & Spirits, dalla terrazza solarium panoramica (con BBQ e ambiente ideale per degustazione di vini e grappe) all’area Wellness & Spa. Le camere e le suite evidenziano la ricerca attenta del dettaglio e il connubio perfetto tra lusso e comfort.

Alpenpalace Luxury Hideaway & Spa Retreat

Legni pregiati, materiali setosi, colori caldi e accenti forti definiscono lo spirito, mentre i pregiati extra come una stufa in maiolica, una TV nel bagno in marmo, vasche idromassaggio o suite con spa privata, contraddistinguono il comfort delle singole categorie. Per gli ospiti più esigenti, concierge per richieste personalizzate, limousine e transfer, transfer sci VIP, piattaforma per atterraggio elicottero e voli sui panorami dolomitici, Active Guides per praticare con le guide alpine attività estive come escursioni, mountain bike e rafting e skisafari in inverno.  

La Spa Alpin di 3.000 m² garantisce un’esperienza sensoriale a 360 gradi. Da provare il calore e lo stile dell’area saune, caratterizzata da materiali pregiati e legno locale, che comprende stubensauna tirolese panoramica, bagno turco e bagno turco salino, sauna alle erbe, laconium, SPA salina con vasca d’acqua salina e parete di gradazione salina. A completare la proposta wellness il giardino di 30.000 m² con piscina all’aperto e idromassaggio, dove la ricchezza della natura accoglie e favorisce istanti di prezioso relax. 

La proposta gourmet all’Alpenpalace si avvale dello charme inconfondibile delle Stube tirolesi, in cui apprezzare l’Alpine Cuisine immersi nello stile locale. Il ristorante La Brasserie è aperto tutto il giorno con menu internazionale e componenti regionali. Il ristorante Gourmet Aurea Vallis, vincitore di cappelli della prestigiosa guida Gault&Millau, propone un menu degustazione fisso in cui viene interpretata con carattere e distinzione la tradizione (da sottolineare che l’Alpenpalace ha un giardino delle erbe)

Maggiori info:
www.alpenpalace.com

Qualche consiglio per gli amanti (come noi!) dei panorami mozzafiato e romantici da cui ammirare il Lago di Garda da Malcesine e dintorni… rigorosamente dall’alto!

Via Panoramica

Un tratto di circa 10 km, percorribile quindi anche a piedi, che parte e arriva a Malcesine regalando bellezza ad ogni centimetro…Se non temete le salite potete arrivare fino a Passo Campiano a 380 metri di altezza.

Castello Scaligero

castello scaligero di malcesine

Simbolo del borgo, il Castello Scaligero sorprende con la vista stupenda sul Lago di Garda che riesce a donare grazie alla sua posizione: si trova infatti su uno sperone di roccia, punto strategico per lasciar volare lo sguardo e – ne siamo certi – scattare innumerevoli foto.

Monte Baldo (e funivia)

La Funivia Malcesine che porta sul Monte Baldo fino a 1.760 metri di altezza offre nel secondo tronco una cabina rotante che consente di godere di una vista impareggiabile sul Lago e sulle sue sponde. Una volta arrivati, un sentiero di qualche decina di metri porta ad uno degli scorci più famosi e instagrammati…

Parapendio

parapendio sul garda

Siete temerari? Sulla Colma di Malcesine potete godere il panorama provando l’ebbrezza di un volo in biposto. Non è un’esperienza per tutti, ma sicuramente sarà indimenticabile.

La “Terrazza del brivido”

A Pieve di Tremosine una terrazza (non a caso definita “del brivido”) vi attende sospesa a 350 metri sul Lago, situata all’Hotel Paradiso. Vi permette di ammirare il versante Est, Malcesine e tutta la catena del Monte Baldo.

Fonte
VistiMalcesine

Tra maggio e giugno la Valle di Ledro è un’esplosione di colori. Nella tarda primavera la natura regala panorami incantati grazie alla fioritura di peonie e narcisi

Sono loro i protagonisti della valle: i fiori selvatici. I pendii nei pressi di Dromaè si accendono delle sfumature donate da peonie rosa e narcisi bianchi, una vera e propria attrazione divenuta anche il tema di un evento ricorrente, la festa della fioritura a Malga Dromaè, prevista per il 2023 il 21 maggio.

In primavera Dromaè diventa ancora più bella, circondata da prati verdi, con la sua vista mozzafiato sul lago di Ledro e così tanti fiori selvatici da far sentire immersi in un quadro. Le peonie crescono soprattutto lungo il sentiero botanico che parte da Mezzolago; i narcisi sono visibili nei prati sopra i casinei, le tipiche baite degli abitanti di Mezzolago. Se lo sguardo è allenato, si riesce a scorgere anche qualche orchidea montana.

narcisi su un prato

Per arrivare ai casinei si può percorrere la strada forestale oppure il Sentiero austroungarico, che permette di osservare le baracche e le trincee utilizzate dai soldati austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, quando la Valle di Ledro era il fronte tra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia.

La Valle di Ledro è infatti il luogo ideale per ritrovare il contatto con la natura, ma offre anche la possibilità di approfondire frammenti di storia e cultura locale. Un consiglio su tutti, il celebre Museo delle Palafitte del Lago di Ledro, patrimonio mondiale UNESCO che raccoglie i reperti di un villaggio palafitticolo dell’età del bronzo (4 mila anni fa). 

Fonte immagini:
VisitTrentino

Un “passito dei passiti” del Nord presidio Slow Food. E un evento simbolo della tradizione, DiVInNosiola, per celebrarne la tradizione e i riti

Chi desidera approfondire attraverso il gusto la cultura enogastronomica trentina non può non imbattersi nel vino santo. Si ricava dal Nosiola, vitigno autoctono che rappresenta l’1,5% della produzione di uva trentina e merita ormai persino un evento dedicato, DiVinNosiola, che ormai non ha bisogno di presentazioni e quest’anno va in scena dal 31 marzo al 10 aprile. Si tratta di un passito entrato a far parte dei presidi Slow Food e ribattezzato “passito dei passiti” per le tempistiche del suo caratteristico appassimento naturale.

grappolo di nosiola

Il “passito dei passiti”

Siamo nella Valle dei Laghi, la stessa valle in cui si scopre tra gli altri la presenza di ulivi e susine, a conferma della sua unicità climatica. Il vino santo nasce dal Nosiola, un vitigno autoctono coltivato in un fazzoletto di terra di circa 110 ettari. Tutto deriva cioè da una piccolissima parte della produzione di uva trentina, circa l’1,5%, una caratteristica che rende il prodotto finale ancora più ambito e apprezzato.
A ottobre si raccolgono i grappoli spargoli da vigneti selezionati. Si tratta di vecchi vigneti esposti al sole che permettono un appassimento molto lungo. I grappoli vengono poi stesi sulle tradizionali arèle (graticci un tempo costruiti con canne, oggi reti metalliche molto fitte) e posti in soffitte arieggiate per un appassimento lungo anche 6 mesi accompagnato dall’Ora, la brezza del Garda che garantisce la ventilazione ideale fino alla Settimana Santa, periodo che dà il nome a questo particolare vino. Dopo la spremitura inizia la fermentazione naturale del mosto in piccole botti di rovere, che si protrae per 6-8 anni almeno. Una volta imbottigliato, il vin santo ha davanti a sé una vita molto lunga, anche di una cinquantina di anni. Un nettare prezioso, basti pensare che da 100 kg di uva fresca si ottengono soltanto 15-18 litri di mosto.

DiVinNosiola

DiVinNosiola è l’evento che celebra la Nosiola e le tradizioni vitivinicole che da questo vitigno si sono sviluppate nel tempo. Dal vino santo alle grappe, una serie di momenti dedicati al gusto, alla cultura e alle usanze del territorio accendono i riflettori su antichi mestieri e conoscenze tramandati di generazione in generazione. Quest’anno DiVinNosiola va in scena dal 31 marzo al 10 aprile con un programma di esperienze confezionato per portare alla scoperta (o alla ri-scoperta) dell’unico vitigno bianco autoctono del territorio e del vino santo. Gli appuntamenti si snodano lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino e comprendono visite alle cantine, menu a tema, approfondimenti e degustazioni.

Fonti:
VisitTrentino
GardaTrentino
Fondazione Slow Food

Ph. Mario Pedron per Glance

Le mille sfumature delle Dolomiti, Patrimonio Unesco dal 2009, con la leggenda del re Laurino a “spiegare” le origini dell’enrosadira

Tra le mete più gettonate dai turisti di tutto il mondo, il fascino delle Dolomiti è legato anche ad una particolarità: all’alba e al tramonto infatti la dolomia si tinge di rosa, con sfumature cangianti che si susseguono durante la giornata. Un fenomeno naturale che prende il nome di “enorosadira” e si lega ad una leggenda unica.

Ph. Mario Pedron per Glance

La dolomia si tinge di rosa

La dolomia di cui le Dolomiti sono composte è una roccia di carbonato di calcio e magnesio tendenzialmente bianca, che tuttavia in alcune ore del giorno cambia sfumatura, dall’arancio al rosso, dal giallo al violetto fino ad assumere una suggestiva tonalità di rosa che dona il nome a questo incredibile arcobaleno di colori caldi. Il motivo è la dolomia stessa, che produce queste sfumature magnifiche quando il sole si rifrange sulla roccia. A seconda delle condizioni meteo e della posizione del sole i colori saranno diversi, ma in ogni caso il panorama sarà memorabile da qualsiasi punto lo si ammiri. “Enrosadira” è il nome altrettanto suggestivo dato a questo fenomeno, un termine ladino che significa “diventare rosa”, indubbiamente perfetto per rendere a parole lo spettacolo catturato dallo sguardo.

La leggenda del re Laurino

All’enrosadira è difficile abituarsi, ogni volta è diversa e ogni volta costringe a fermarsi e ad ammirare le cime imponenti e maestose che, dall’alto dei loro 3 mila metri di altezza, osservano e rassicurano ogni forma di vita al di sotto di esse. Sembra incredibile, eppure una volta erano una mega-barriera corallina sorta nel mare primordiale!
Una leggenda spiega in maniera meno scientifica e più poetica il fenomeno dell’enrosadira.

Tanti anni fa sulla catena montuosa del Catinaccio viveva re Laurino, scaltro re dei nani che possedeva una cintura magica capace di renderlo invisibile. Un giorno il re dell’Adige tenne una grande festa a cui invitò tutti i nobili tranne re Laurino, che partecipò ugualmente grazie alla sua cintura. Era presente anche Similde, bellissima figlia del re, di cui si innamorò al primo sguardo. Sfruttando la sua invisibilità la rapì e la portò nel suo regno sul Catinaccio, poi con un incantesimo ricoprì per lei la montagna di rose rosse. Al sopraggiungere dell’esercito del re dell’Adige, re Laurino non riuscì a contare sulla sua invisibilità: appena calpestava una rosa di quell’incantevole giardino lasciava un’impronta. Dovette arrendersi e riconsegnare Similde, lanciando però una maledizione al suo giardino di rose: “Né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti”. E così fu. Ma alba e tramonto non sono né giorno né notte, ecco perché ancora oggi in queste ore possiamo ammirare il giardino di rose rosse che colora le cime delle Dolomiti.

Ph. Mario Pedron per Glance

Dove ammirare l’enrosadira

Sono tanti i luoghi da cui l’enrosadira può essere ammirata al massimo del suo splendore.
Al tramonto vi consigliamo di allungare lo sguardo verso il Sassolungo sull’Alpe di Siusi o sul Sass Pordoi da Campitello di Fassa, o verso le Pale di San Martino avvistabili da San Martino di Castrozza, immersi nel Parco Naturale Paneveggio-Pale San Martino. Meravigliose al tramonto anche le Tre Cime di Lavaredo, mentre da Vigo di Fassa potete scorgere, tinta di rosa, la Marmolada.

sciatore sulle Dolomiti

I mesi di febbraio e marzo sono i migliori per dedicarsi al Sellaronda, lo lo skitour più famoso non solo delle Dolomiti ma delle Alpi

Siamo sulle Dolomiti, tra i picchi più belli al mondo, con una vista su boschi inconfondibili e discese adrenaliniche. Il percorso del Sellaronda è di media difficoltà e ha una lunghezza di circa 40 km, dei quali circa 26 km sci ai piedi. Richiede all’incirca 6 ore di tempo, permette di toccare 4 passi senza mai togliere gli sci – Passo Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo – e attraversa 4 valli ladine Val di Fassa in Trentino, Val Gardena e Val Badia in Alto Adige, Arabba in Veneto – con piste che circondano il massiccio del Sella. Si può scegliere il senso di marcia, orario o antiorario, iniziando da una delle valli… e magari tornare per percorrere il tragitto in senso inverso la volta seguente!

sellaronda skimarathon partenza

Sellaronda Skimarathon

Segnaliamo un appuntamento immancabile che nel 2023 si svolge il 31 marzo a partire dalle 18: Sellareonda Skimarathon. Si tratta della competizione di sci alpinismo in notturna giunta alla sua 26esima edizione che si snoda lungo il Dolomiti Superski. I concorrenti si sfidano in coppia, muniti di pelli di foca e frontalini per illuminare il tracciato, percorrendo i 42 km previsti e affondando il dislivello totale di 2.700 metri. Il record da battere è di 2:56’59”. Quest’anno si parte da Arabba. Ricordiamo infine che Sellaronda Skimarathon è prova della Coppa delle Dolomiti.

Fonti foto e info: visittrentino.info, sellaronda.it

panorama sul lago di Resia con il campanile di Curon

Il Lago di Resia non ha bisogno di presentazioni, meta di turisti attirati dal campanile sommerso ma anche di tanti sportivi

Il simbolo del Lago di Resia è sicuramente il campanile romanico sommerso per metà, che infonde fascino e rende, a tratti, questo luogo inquietante e misterioso. Non a caso Curon Venosta è stato scelto come location di una serie targata Netflix, “Curon”, che ha incuriosito molti fan e li ha spinti a recarsi in visita in Alto Adige.

Il lago di Resia… oltre al suo campanile

Se il campanile è una calamita assoluta per lo sguardo, va precisato che questa zona è ricca di meraviglie naturalistiche e attira visitatori in ogni stagione. In estate è frequente imbattersi nei tanti ciclisti che percorrono la Via Claudia Augusta verso Merano, percorso attutissimo e celebre in tutta Europa. In inverno Belpiano e Malga S. Valentino sono ideali per chi ama sciare e lo stesso lago di Resia ghiacciato è una meta ideale e affascinante per chi pratica surf su ghiaccio e snow kiting.

Curon, tra storia e leggenda

il campanile sommerso di Curon

Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu portata a termine la costruzione di una diga utile alla produzione di energia idroelettrica attraverso la creazione del lago artificiale di Resia, il più grande di tutta la provincia di Bolzano con 120 mln di metri cubi di acqua di capacità. La conseguenza fu l’evacuazione forzata degli abitanti del vecchio centro di Curon, costretti a trasferirsi nell’attuale Curon Venosta. Anche il campanile, che apparteneva ad una chiesetta medievale del 1357, subì la medesima sorte dell’intero paese, finito sott’acqua perché si completasse l’intervento idrogeologico. 

Storia e leggende in un luogo tanto suggestivo non possono che sovrapporsi. La più nota è quella secondo cui le campane dell’antico campanile sommerso continuerebbero a far risuonare i loro rintocchi nonostante non siano più al loro posto. Il loro suono sarebbe udibile in particolare nelle giornate più ventose e d’inverno, quando il lago ghiaccia e permette di arrivare a piedi fino al campanile. Una storia triste che lascia in eredità la bellezza un panorama mozzafiato tinto di malinconia. Nonostante le proteste il paese fu infatti sacrificato e pare che molti anziani siano morti per il dolore dopo averlo visto scomparire lentamente sotto l’acqua. Oggi gli abitanti di Curon convivono con questo ricordo e tentano di riconciliarsi con la poesia di quelle acque che celano la tragedia ancora viva nei racconti di famiglia.

Curon Venosta oggi

Oggi il comune di Curon Venosta è un piccolo centro di poco più di 2.000 abitanti al confine con Austria e Svizzera, tappa interessante considerando che la ciclabile dell’Adige consente piacevoli escursioni in bicicletta lungo la già citata via Claudia Augusta e che dal lago di Resia si arriva fino a Merano. Se il lago d’estate non è l’ideale per il turismo balneare lo è comunque a livello sportivo. Del vecchio paese restano soltanto i racconti degli anziani, mentre la nuova Curon è oggi un centro turistico che a quel vecchio campanile deve comunque gran parte del suo appeal.

trincea con prato verde

Sulle tracce di pastori, migranti e soldati tra antiche scritte e trincee

Lontano dai sentieri più noti e dalle più celebri piste da sci, il Trentino si racconta anche in luoghi insoliti e meno battuti dal turismo di massa. Non è inusuale rintracciare testimonianze incise sulla roccia e opere murarie che si fanno portavoce di storie lontane. Segnaliamo 3 tappe interessanti in cui le tracce sono visibili ed eloquenti e ci rimandano alla vita di 3 figure simbolo del territorio in epoche diverse: pastori, migranti e soldati.

Le scritte rupestri dei pastori

Foto: N. Delvai, APT Val di Fiemme, via visittrentino.info

In Val di Fiemme troviamo un esempio di scritte rupestri realizzate dai pastori che nelle zone attorno ai paesi portavano pecore e capre al pascolo su versanti impervi, ad esempio su quelli del Monte Cornon e delle Pizzancae. Le scritte più antiche risalgono alla seconda metà del Seicento e vanno avanti fino al secolo scorso. Si tratta di scritte ovviamente fatte a mano, spesso con ramoscelli usati come pennelli la cui punta veniva resa morbida tramite la masticazione o veniva battuta con un sasso. Il colore è quello dell’ocra rossa, che veniva mischiata a latte animale o saliva. Il messaggio lasciato era molto semplice, solitamente le iniziali del pastore e il numero di capi portati al pascolo.

Sass de le Parole

sass de la parole
Foto: Federico Monegatti, via visittrentino.info

Una grande pietra apparentemente come tante altre, che reca una serie di scritte. La particolarità del Sass de le Parole è che è porta traccia dei nomi incisi dai migranti in partenza che in questo gesto simbolico riponevano la speranza di tornare a casa. Siamo sull’Altopiano di Piné, tra Bedollo e Brusago. La zona merita almeno una passeggiata, il panorama è bellissimo anche grazie alla presenza della Cròs del Cùc, sempre illuminata, che svetta dall’alto.

Trincee Nagià Grom

tincee del nagià grom
Foto: visittrentino.info

Sono moltissime le zone del Trentino in cui è possibile ripercorrere le gesta dei soldati e sostare in memoria dei caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Sul Monte Nagià Grom le vecchie trincee sono la location ideale per immergersi nella vita di chi tentava di sopravvivere all’orrore della guerra e fare ritorno a casa. Momenti duri, quelli in prima linea, che questo luogo permette di comprendere grazie alle tracce ancora presenti, tra cui la cisterna da campo e… il panorama, che oggi delizia lo sguardo ma un tempo era prezioso per i soldati impegnati nell’osservatorio di artiglieria. La visita è possibile grazie al Gruppo Alpini di Mori che si adopera per rendere agibile il percorso. 

Una delle più affascinanti terre del Trentino. Un patrimonio linguistico e culturale unico: i ladini di Fassa

Velluto, pizzo, seta. È con gli abiti migliori che a settembre a Canazei, i ladini della Val di Fassa accolgono gli ospiti alla Gran Festa da d’Istà. La manifestazione celebra la fine dell’estate ed è un vero happening per i ladini che popolano le vallate attorno al massiccio del Sella. Musica folk, piatti tipici… e poi la sfilata della domenica con i “guanc” (vestiti tradizionali) per le vie del paese.

La Val di Fassa si sviluppa per venti chilometri nel cuore delle Dolomiti ed è un concentrato di meraviglie naturali. Da Moena a Canazei si sussegue un tripudio di vette che lascia senza fiato: Catinaccio, Sassolungo, Sella e Marmolada sono solo alcune delle sue cime più famose. Una terra  d’incanto in tutte le stagioni.